21 Agosto 2015
Il Rototom Sunsplash vive una dimensione temporale particolare e non ci siamo accorti di essere arrivati alla terz’ultima notte di passione e di avvicinarci qundi con un po’ di tristezza alla fine del festival.
La particolarità di questa festa numero sei è la totalità di artisti europei di differenti stili e provenienti da differenti ere. I Bad Manners per esempio sono attivi dal 1976, sono l’unico act ska presente sul Main Stage quest’anno ed hanno giocato un ruolo importante nella prima generazione dello ska revival, quella, oltre a loro, di gruppi come Specials, Beat e Selecters. Sono diventati una band trans-generazionale con alcuni membri giovanissimi ma con l’oltraggioso e simpaticissimo cantante Fatty sempre al suo posto ed in grande forma come ai primi tempi. Bad Manners appaiono in ottima forma con i loro ritmi tiratissimi e lo splendido lavoro della sezione fiati. Partono subito fortissimo con la loro versione di ‘My girl lollypop’ e ‘Lorraine’ con Fatty ad incitare i ‘rude boys’ nelle prime file. Lo spettacolo continua con alcuni strumentali per arrivare alla conclusione con bombe come ‘Lip up Fatty’, la loro versione di ‘Wooly bully’ ed il gran finale con ‘Can can’. E’ veramente una sorpresa trovare una band così longeva in questo notevole stato di forma.
Dopo Bad Manners è stata la volta del conscious reggae del tedesco Uwe Banton, artista roots cresciuto fino a diventare un punto di riferimento europeo del suo genere. La sua Next Generation Band suona davvero in modo coinvolgente e Uwe canta le sue bellissime canzoni al centro del palco accompagnandosi dalla sua chitarra con cui esegue le ritmiche mentre il chitarrista solista della band impreziosisce la musica con le sue trame. Nelle melodie delle sue canzoni e nella sua voce ci sembra di notare una certa influenza del grande Luciano. Gli amanti della roots music e dei messaggi positivi mostrano di apprezzare la sua solarità ed il suo ottimo set.
Dalla Germania passiamo all’Italia con il ritorno al festival di Africa Unite, la band più longeva della scena italiana, attiva dal 1981 e la band che si è esibita il maggior numero di volte in assoluto nella intera storia del festival. Nel condensare in un’ora il loro spettacolo recente della durata più o meno doppia gli Africa danno la precedenza ai brani nuovi dall’ultimo lavoro ‘Il punto di partenza’ con la prima parte dello spettacolo in cui risaltano graffianti atmosfere dubstep. In ‘Il punto di partenza’ sono comunque presenti anche brani reggae più tradizionali come ‘Thanks & praise’ o ‘La teoria’ che si amalgano bene a classici come ‘Il partigiano John’ e ‘Sotto pressione’. Il pubblico italiano del festival supporta alla grande i loro beniamini nelle prime file ed è una maiuscola versione di ‘Notti’ con anche una avvincente coda dub che chiude un ottimo set di cui gli Africa sono particolarmente soddisfatti.
Gli Africa Unite hanno preso il nome da una nota canzone di Bob Marley e lo spirito del più grande artista reggae della storia torna in scena per un progetto particolarissimo che coinvolge i migliori cantanti della scena spagnola: ‘Cantando a Marley’ è un tributo al grande Bob con un’unica backing band che suona i temi delle sue canzoni più o meno famose su cui si alternano i cantanti attenendosi alle liriche originali o talvolta variando i temi con alcune improvvisazioni in lingua spagnola. Lo spettacolo è lungo e vibrante con tutti i cantanti a buoni livelli: segnaliamo il free style di Sr. Wilson su ‘Get up stand up’, Roberto Sanchez che ha eseguito ‘Exodus’ e ‘Wake up and live’, Amparo Sanchez con belle versioni cariche di soul di ‘Three little birds’ e ‘Redemption song’ mentre il finale collettivo ha visto tutti i cantanti scatenarsi in una versione corale di ‘Natty dread’. Mancano due sole serate alla fine del festival e ci aspettiamo una cornice di pubblico degna di una grande edizione!