19 Agosto 2019
Il programma del Main Stage del Rototom ha dimostrato fin qui un forte impegno con i nuovi talenti femminili, come abbiamo potuto vedere con Lila Iké e Sevana. Oltretutto, domenica furono le riconosciute leggende ad avere lo spazio più importante del programma, meritandoselo tutto.
La dama giamaicana della canzone, Marcia Griffiths, ci ha ricordato il perché è stata a capo della sua professione per 55 anni. La sua voce allegra, la sua naturalezza sul palco e il suo stile unico hanno coinvolto le persona in maniera instantanea. A parte di mettere in scena il suo esteso catalogo musicale, come i temi Feel Like Jumping, Young Gifted And Black y I Shall Sing, Marcia ha citato generosamente i suoi artisti favoriti attraverso di molte cover. Sempre riarrangiata, ha condiviso con il pubblico What Kind of World di The Cables, single dell’ultimo album tributo di Studio 1, Timeless. E come c’era da aspettarselo, le canzoni di Bob Marley hanno avuto uno spazio privilegiato, avendo registrato e condiviso tour con lui come componente delle I Threes.
L’artista principale della notte è stata un’altra pioniera del reggae, Queen Ifrica. Figlia del contemporaneo di Marcia, nonché protagonista sul Main Stage dell’anno scorso, Derrick Morgan, Ifrica si è anche lei sentita a casa, cantando su one drop e up-tempo rhythms.
Ha omaggiato le origini con un medley di ska di suo padre e il suo amico Monty Morris, ha riadattato le parole di Milk And Honey di In Crowd a “Rasta bring forth reggae”, e di Essence Of My Life di Marcus Garvey di Burning Spear, giusto il giorno dopo del compleanno di Garvey. Il suo messaggio rasta è stato chiaro per affermare “Sono una leonessa non una femminista“, prima di intonare Lioness On The Rise. E chiaramente è rimasta compiaciuta con l’insieme di fan internazionali presenti, dichiarando “Guardo il pubblico e vedo persone di tutti i colori e nazionalità“. Inoltre, ha cantato scalza, per sentirsi di più a contatto con la terra.
Nel Lion Stage, il sound system francese di dub dancehall e il marchio OBF hanno presentato un trio di MC’s per una scarica di lirica energica. L’inglese Charlie P, il francese Shanti D e lo spagnolo Sr Wilson, hanno mostrato il perché sono tanto ricercati sulla scena internazionale.
Una gigantesca moltitudine si è riunita oltrepassando i confini della zona per il pubblico, oltre il Lion Bar. “Siete pronti per diventare matti?” domandava Charlie P prima di lanciare la sua rapida e tortuosa lirica, mentre i tre si sostenevano gli uni con gli altri come fratelli. I testi dancehall sui bassi rompi-fianchi è stata la ricetta perfetta per una delle feste più entusiasmanti che il festival abbia mai visto.
Quando la festa si è calmata, è arrivato il momento di un’altra esperienza musicale. Uno degli artisti roots reggae più seri della generazione attuale giamaicana, Micah Shemaiah, assieme alla sua banda variegata, The Dreadites, ha rivelato il suo Roots I Vision di “un mondo rasta” al pubblico presente. La sua voce accattivante, accompagnata per la musica della band, ha attirato in pochi minuti tutto il pubblico che se ne stava andando verso l’uscita.
Tra le varie opzioni sul tavolo, non c’è stato nessun dubbio nel scegliere il britannico Natty Bo, per le prime luci dell’alba nel Caribbean Uptempo. Oltre a stare soprattutto sullo ska e il rocksteady, l’impeccabile cantante dei The Topcats, ha messo cumbia vintage, nella sua selezione di dischi, riempiendo la pista di ritmi contagiosi.
Testo di Angus Taylor