19 Agosto 2015
Dopo il ciclone Major Lazer la serata che segna la metà del festival vede iniziare il viaggio dalla Giamaica degli anni settanta filtrata dalla sensibilità di uno dei suoi grandi protagonisti che ha stabilito negli Stati Uniti a Seattle la sua casa: stiamo parlando di Clinton Fearon, ex-membro della migliore formazione dei Gladiators con nel suo curriculum importanti collaborazioni come bassista con Lee Perry ai suoi leggendari Black Ark Studios ed anche con uno dei personaggi più mistici della storia del reggae e cioè Yabby You.
Clinton ha una grande discografia come solista attraverso cui mantiene vivo lo spirito del roots & culture giamaicano non rinnegando assolutamente le sue origini. Al suo debutto al festival questo ‘reggae soldier’ è acclamato dal pubblico del festival ed il suo emozionante show ci riporta alla mente le vibrazioni dei suoi Gladiators ed in genere la roots music che ha reso grande la Giamaica nel mondo. Coadiuvato alla grande dalla sua Boogie Brown Band Clinton ha iniziato il concerto suonando le percussioni per poi passare alla chitarra ritmica per dare la giusta cadenza alle sue bellissime composizioni.
Il suo è stato un debutto emozionante e speriamo di rivederlo presto al festival. Dopo di lui è stata la volta dei Sierra Leone’s Refugees All Stars, formazione africana nata dalla disperazione dello status di rifugiati dalla guerra dei suoi membri ma che è diventata un simbolo per i rifugiati politici di tutto il mondo grazie ad un toccante documentario che ne ha narrato l’intera storia. Nella loro musica il reggae ritrova la sua casa africana: il ‘baskeda’, originale ritmo della Sierra Leone è in effetti molto simile al lento e meditativo di certo roots reggae giamaicano dei primordi. In realtà il loro show ha molti cambi di tempo rievocando i ritmi africani ed è bellissimo vedere la positività e la carica portata da questa formazione al nostro bellissimo pubblico.
Il reggae più autentico ha messo da tempo radici anche in Spagna e Morodo è uno dei più genuini artisti legati alla tradizione giamaicana nel paese del festival: il suo è un grande show contrassegnato da tanti brani nuovi dalle emozionanti liriche conscious e dalla maestria della sua band Okoumè Lions.
Dopo Morodo torna al festival un sensazionale cantante giamaicano. Si tratta di Barrington Levy, artista dalla voce sopraffina affermatosi all’inizio degli anni ottanta grazie ad una fondamentale serie di hits ed ad una grande naturalezza come interprete. La sua avventura artistica è continuata per più di due decenni e questa notte Barrington da un grande saggio di cantato dancehall originale giamaicano con grandi rese dei suoi brani più famosi come ‘Prison Oval Rock’, ‘Living dangerously’ e ‘She’s mine’. Barrington è in grande forma e la sua band lo segue spingendo al massimo sull’acceleratore fino al finale trionfale con ‘Black roses’ e la potentissima ‘Here I come’ sullo stesso ritmo.
Questa serie di emozioni ha contrassegnato la metà del festival e domani è la volta del ritorno del ‘fireman’ Capleton e delle vibrazioni balcaniche di Kiril Dzaikovski.