18 Agosto 2019
Questa seconda giornata del Rototom ci ha ricordato la grande longevità del reggae, che va dal periodo della celluloide all’era digitale.
Il Main Stage è iniziato con la prima delle celebrazione previste, con uno dei classici cinematografici del reggae, Babylon, proiettato nella Reggae Univesity durante il pomeriggio quasi 40 anni dopo la sua anteprima. Nel film si evince la visione di Franco Rosso sul reggae e sul razzismo nel sud di Londra. Sempre quella stessa notte, due dei principali partecipanti al film, il creatore della colonna sonora Dennis Bovell e l’attore principale, Brinsley Forde, hanno messo in scena le musiche del film. Dennis, che non era presente nella conferenza alla Reggae University, si è fatto notare con la sua voce dall’atmosfera jazz e con i dub che ha creato per il film. Brinsley ha condiviso il sample vocale inedito Hey Jah Children, della sua band precedente Aswad, cui versione dub appare nella colonna sonora di Babylon. Successivamente, prima di interpretare la canzone Warrior Charge di Aswad, Brinsley e Dennis hanno messo in evidenza la figura del co-sceneggiatore del film, Martin Stellman, e insieme a loro abbiamo anche visto in scena il trombonista delle registrazioni originali, Henry Tenyue.
Il collegamento Londra-Spagna è continuato con gli Emeterians, gruppo di Madrid. Brother Wildman, Sister Maryjane e Maga Lion hanno mostrato come il loro impegno con il roots reggae li abbia portati a vivere e lavorare a stretto contatto con i migliori produttori della capitale del Regno Unito. La sua musica è racchiusa nello spirito dello stile di Bob Marley e dei suoi contemporanei, sebbene con un tocco più moderno. Durante la sua esibizione sono comparsi in scena ospiti speciali come Thiano Bless dal Cile e Saritah dall’Australia.
Dopo il buon ricevimento di venerdì per l’artista scoperta da Protoje, Lila Iké, ieri sera è arrivato il momento della sua amica Sevana. Meno attiva di Lila, che ha attirato l’attenzione per la sua eleganza e disinvoltura. “Big up Protoje, ovunque tu sia nel mondo. Grazie a lui ho capito cos’è uno scenario come quello del Rototom.” Questa è stata l’introduzione al suo singolo di debutto prodotto da lui stesso, Too Shy. Come Lila, Sevana è stata accompagnata dalla band britannica Soul Rebel, che include Jazzwad alle tastiere.
Busy Signal ha chiuso le esibizioni del Main Stage davanti a un vasto pubblico, con il suo accattivante e creativo approccio alla dancehall. Come Chronixx la scorsa notte, la sua musica include ampi stili: dal frenetico Wine Pon Di Edge, alle ingegnose versioni reggae di Phil Collins e Lionel Richie. Felice di essere tornato al Rototom dopo cinque anni, dice ai suoi fan “Siete la ragione per cui sono qui oggi”. In seguito ha invitato l’artista catalana di dancehall, Bad Gyal, a cantare la sua ultima collaborazione, Santa Maria.
Nel frattempo, nel Lion Stage, si manifesta l’impronta internazionale del reggae. Il polacco Bednarek ha dato uno spettacolo vivace a un pubblico giovane, accompagnato da una band altrettanto giovane. Ben noto in Polonia, si è sentito visibilmente onorato di esibirsi in Spagna al Rototom.
Educatore e cantante reggae, con sede negli Stati Uniti, Aaron Nigel Smith, ci ha chiarito il motivo per cui è arrivato in cima alle classifiche con il suo album solista di debutto, socialmente implicato, Our America. Ha dimostrato di controllare il pubblico senza muoversi e con il minimo sforzo è riuscito a farlo cantare e ballare in unisono. Oltre alle canzoni del suo album Our America, in cui avverte sull’ascesa dell’estrema destra, ha evidenziato il talento del batterista del suo gruppo, Jubba dei Dubtonic Kru, suonando Natty Roots, la sua versione sul riddim di Jubba, Sweet Reggae Music.
La notte si è distinta grazie alla rebel music con un sapore un tantino diverso, messa in scena dal cantante parigino Tairo. Gran parte del grande pubblico che veniva dallo spettacolo di Busy si è fermato ad ascoltarlo prima di lasciare l’area concerti. Domanda se ci fossero molti francesi presenti, metà delle mani erano alzate. Sembrava che tutti conoscessero testi come Reggae Français (che racconta il da farsi per raggiungere il successo musicale) e quello della canzone straziante Si J’Avais Pas Connu Cette Fille. Non ostante tutto, la sua voce roots ha fatto svanire qualsiasi barriera linguistica.
Angus Taylor